E' noto a tutti che la pizza sia una tra le parole della lingua italiana più diffuse nel mondo, ma è dominio di pochi studiosi di linguistica che sia anche tra i lemmi italiani più antichi.  Il termine pizza infatti appare per la prima volta in un documento notarile conservato nell'archivio della cattedrale di Gaeta e redatto nel mese di maggio del 997 dopo Cristo. L'atto aveva per oggetto l'affitto di un mulino presso il fiume Garigliano (nei pressi di Gaeta) e del terreno annesso di proprietà del vescovato, fatta da Bernardo figlio del duca Marino II e vescovo designato della città. La locazione avrebbe avuto effetto giuridico a condizione che "ogni anno nel giorno di Natale del Signore, voi e i vostri eredi dovrete corrispondere sia a noi che ai nostri successori, a titolo di pigione per il soprascritto episcopio e senza alcuna recriminazione, dodici pizze, una spalla di maiale e un rognone, e similmente dodici pizze e un paio di polli nel giorno della Santa Pasqua di Resurrezione". A svelare l'origine della parola simbolo della napoletanità sarà una ricerca presentata da Giuseppe Nocca, storico della cultura alimentare e docente dell'Istituto alberghiero di Formia, il prossimo 12 febbraio nell'ambito di un convegno sull'excursus storico alimentare del piatto. Una prova che attribuirebbe la paternità linguistica della pizza alla città di Gaeta, un guanto di sfida nei confronti della cultura partenopea che non lascerà gli studiosi napoletani esenti da ricerche. Fino ad avere l'ultima parola.