Attenzione all'utilizzo eccessivo che oggigiorno si fa del sale, considerato che non è più un elemento così raro e soprattutto prezioso per la conservazione dei cibi. Non incappiamo pertanto nei rischi dell'ipertensione arteriosa che causa, oltre a un irrigidimento delle arterie, anche una forte ritenzione idrica con conseguenze pericolose per reni, sistema circolatorio e cardiaco.
L’ipertensione arteriosa è uno dei principali cause di patologie dell’apparato cardiovascolare, quali la cardiopatia ischemica (angina pectoris, infarto del miocardio) e l’ictus cerebrale (sia ischemico che emorragico).
L’eccessivo introito giornaliero di sale è uno dei principali responsabili dell’insorgenza di ipertensione arteriosa. A tal fine sono stati effettuati studi sperimentali su animali, studi epidemilogici, trials clinici controllati e studi di popolazione sulla riduzione dell’introito di sodio(1-4).
Detti studi hanno dimostrato che vi è uno stretto legame tra quantità di sale assunta con la dieta e pressione arteriosa. Il rapporto tra danno d’organo e sale è probabilmente anche più stretto che tra pressione arteriosa e sale (5). Infatti, diversi studi clinici hanno messo in evidenza una stretta relazione tra l’introito di sodio e la massa ventricolare sinistra (6,7).
Studi clinici randomizzati con controllo placebo hanno dimostrato che una riduzione del consumo di sodio, da un apporto iniziale di 180 mmol al dì (pari a 10,5 g di sale/die) a 80-100 mmol (4,7-5,8 g di sale al dì), riduce la pressione arteriosa di circa 4-6 mmHg, anche se con ampia variabilità individuale (8-10).
E’ stato stimato che una diminuzione universale dell’introito di sodio di 50 mmol al dì potrebbe portare ad una riduzione del 50% del numero delle persone aventi bisogno di terapia antipertensiva, del 22% dei decessi provocati da ictus e del 16% dei decessi per malattie cardiache coronariche (11).
Uno studio longitudinale prospettico, in cui è stata utilizzata la raccolta delle urine nelle 24 ore per misurare l’introito di sodio ha dimostrato che un incremento dell’escrezione urinaria di sodio si correla con un aumento del rischio di eventi coronarici acuti ma non di ictus e che tale correlazione è più evidente negli uomini in sovrappeso (12).
Test clinici hanno dimostrato che la riduzione dell’introito del sodio riduce i valori pressori sia in età infantile (13,14) che negli anziani (15). Due studi effettuati in Cina e Portogallo hanno messo in evidenza una significativa riduzione della pressione arteriosa nelle comunità in cui è stato apportato una riduzione dell’apporto di sale con la dieta (16,17).
Il consumo medio giornaliero di questa sostanza non dovrebbe superare i 5 g, considerando non soltanto il sale che mettiamo a condimento dei nostri piatti, ma anche quello che c'è "nascosto" nei preparati alimentari industriali.