Vini Doc o a Denominazione d'Origine Controllata
Il vino Doc deve essere sempre ricavato, in quantità prestabilite, da vigneti iscritti al relativo albo di una zona geografica ben definita. Ogni vino Doc ha un suo specifico disciplinare, che fissa la resa di produzione per ettaro, le condizioni agronomiche e colturali, il colore e il vitigno (o vitigni che compongono l'uvaggio), il grado alcolico minimo e l'eventuale invecchiamento. La Doc deve essere proposta da un consorzio di tutela, oppure direttamente dai produttori interessati, anche a mezzo delle loro categorie professionali, e deve essere approvata da un comitato tecnico di esperti dell'interprofessione vitivinicola (Comitato Nazionale Vini) operante presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Un vino Doc, inoltre, deve essere sottoposto, prima di essere immesso in commercio, a un'analisi chimico-fisica e, se superata, a un successivo esame organolettico; quest'ultimo viene effettuato da parte di speciali commissioni di esperti operanti presso le Camere di Commercio. Le Doc si caratterizzano perché corrispondono a nomi geografici (Colli Piacentini, Ischia, Bardolino, Orvieto ecc.) o al nome del vitigno che in alcuni casi precede quello geografico (Pagadebit di Romagna, Brunello di Montalcino ecc.). Molte Doc - in Italia sono circa 300 - hanno sotto di sé numerose sottodenominazioni (ad esempio Alto Adige Lagrein, Alto Adige Pinot Bianco). Le regioni che vantano più Doc sono il Piemonte (43) e la Toscana (35). I vini Doc, insieme ai Docg, sono definiti Vqprd in base alla classificazione dell'Unione Europea, cioè "Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate".